Restauri Aperti_Per gli studenti formazione en plein air

Ancora storie di giovani, ancora storie di cantieri. Perché Restauri Aperti è anche il gruppo di volontari che ha accompagnato per la città i visitatori.

C’è chi studia Lingue, chi Economia e gestione delle arti e delle attività culturali. Chi ha studiato e pratica proprio il Restauro. Una duplice opportunità: offrire un’accoglienza indispensabile, in una città come Venezia, ma anche entrare in contatto diretto con la realtà del cantiere e i suoi professionisti, non senza qualche speranza per un domani lavorativo coerente con il proprio percorso di studi.

Ma nei tre giorni si trovano anche spunti inaspettati. Edoardo, 20 anni, di Mestre, è più interessato al lato economico-gestionale ma quando lasciamo la sala Turri dopo uno dei seminari di presentazione si dice colpito anche dal modo di comunicare dei relatori. Valeria è restauratrice, anche se in questo momento «c’è ben poco da fare, lavoro in tutt’altro ambito». Grazie a lei, sulla strada di rientro ai Magazzini, vengo a sapere della presenza di due dipinti di Lorenzo Lotto in una chiesa in cui la visita, oltretutto, non è a pagamento (a voi scoprire quale): «Forse non sono i più belli, ma meritano d’esser visti.»

I volontari di Restauri Aperti dovevano avere gambe buone, oltre alla curiosità per i beni culturali. Il pranzo, fosse anche un modesto panino, è il momento fondamentale in cui si scambiano impressioni e si condivide la fatica, il bisogno di fare gruppo.

Tra i giovani che hanno partecipato ci sono anche quelli arrivati a Venezia con il Progetto Studenti, una sorta di borsa di studio per la partecipazione al Salone. «Siamo stati selezionati, ed eccoci qui», dicono due allievi della Laurea Magistrale in Strategia e Comunicazione d’Impresa dell’Università di Modena e Reggio Emilia, Samuele e Laura. Soddisfatti della qualità degli interventi, trovano che le conferenze siano state molto centrate rispetto al tema che si proponevano  di affrontare. Non hanno seguito i seminari di Restauri Aperti perché «troppo tecnici, noi siamo più orientati al turismo», ma avrebbero voluto poter visitare i cantieri. Anche se il numero di posti è stato ampliato, infatti, molti ne sono rimasti esclusi. E’ il rimpianto anche di altre tre ragazze, ma loro, studentesse di Architettura ad indirizzo Restauro, sarebbero state felici di un tecnicismo anche maggiore, e magari di poter addirittura “fare”. Shana, di origine persiana, ed Eugenia, sono iscritte a La Sapienza di Roma, e attualmente impegnate in un Erasmus a Vienna. Giada, invece, studia a Torino.

Per tutti questi studenti la partecipazione al Salone è stata la voglia di formarsi ma anche di conoscere persone nuove, e il desiderio per il futuro di essere protagonisti ancora più attivi e di venire valorizzati ulteriormente – all’interno del Salone, e magari anche nel mondo professionale che in questi giorni hanno conosciuto così da vicino.

(annalisa scarpa)

 

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