La creatività di Etsy

Etsy, il secondo sito di e-commerce come fatturato dopo Ebay, è una piattaforma che permette ad artigiani, ma anche a persone appassionate di creazioni a mano, di aprire un negozio online facendo un investimento anche minimo per pubblicizzare ciò che producono. Offre prodotti da tutto il mondo, dagli accessori vintage ai materiali per creare nuovi oggetti. E’ una community, in cui chi vuole può venire direttamente a contatto con chi ha studiato ed elaborato i pezzi artigianali, creando così un rapporto diretto tra chi compra e chi crea, senza intermediari. Aprire un negozio online sul sito è semplice, grazie alla facilità del sito: basta caricare le foto degli oggetti, le relative descrizioni, il banner del marchio e decidere i prezzi delle proprie creazioni, nelle apposite sezioni del sito. Creato in America nel 2005 (la sede principale è a New York), all’estero si è fatto conoscere molto prima che in Italia. E’ sicuramente un’ottima possibilità per gli artigiani di farsi conoscere anche online, per vendere e per farsi promozione.

All’Open Design troviamo una piccola delegazione della Community Italiana, composta dai membri più attivi sul sito e sul blog.

Come ad esempio Francesca Baldassarri, di Terni. Tutto è cominciato grazie ad una sua amica, che le ha fatto scoprire il sito qualche anno fa. Inizialmente compra online nei vari negozi che Etsy le mette a disposizione, poi decide di provare anche lei a creare un suo posto dove vendere i fiori di stoffa che crea personalmente. Ora si sta specializzando nella creazione di accessori da uomo. Nonostante abbia studiato economia del turismo e abbia lavorato anche come web designer, ha trovato il suo spazio e la sua realizzazione su Etsy, che le ha offerto un moltissime possibilità.

L’artigianato comincia ad entrare nel mondo digitale, mantenendo gli alti livelli di qualità e di produzione che lo caratterizzano da sempre. Grazie ad Etsy, il commercio online per gli artigiani non è più un problema.

(Giada Pasqualetto)

Il futuro della moda

ALF Re-Creation, un piccolo brand nato a Padova e creato da Andrea, Luca e Federico(da cui proviene l’acronimo del nome), incanta i visitatori di Open Design Italia grazie ai suoi pezzi unici, creati riutilizzando teloni di camion, camere d’aria delle biciclette e anche pezzi di feltro colorati. Un architetto, uno studente in architettura e un laureato in ingegneria gestionale si sono riuniti per creare borse ed accessori interamente creati da materiale di riciclo. I primi prodotti sono delle cinture con pattern e fantasie singolari, tutte diverse fra loro. A forza di utilizzare il metro da sarta per le misurazioni dei propri capi, è nato anche il secondo prodotto: una cintura creata interamente con essi. Ma quello che spicca più allo stand sono sicuramente le borse, create utilizzando pellame di scarto dalle taglierie. La particolarità è l’interno staccabile, che permette di cambiare fantasia e colori in base ai nostri gusti e alla giornata.  Tre i modelli disponibili: una borsa a tracolla, una da donna e uno zaino. Sono questi i prodotti di cui vanno più fieri, creati solamente un anno fa. L’ispirazione arriva dalla voglia di fare qualcosa di diverso dal solito, unico nel suo genere, cercando di rendere reale ogni idea che gli passa per la mente. Ogni dettaglio viene curato da loro, dall’inizio alla fine: il processo di design, di creazione, ma anche la cura della grafica e dell’immagine del sito. Hanno cominciato 5 anni fa, ma hanno le idee molto chiare sul futuro e su quello del design. Aspettiamo le loro nuove creazioni!

Raptus&Rose invece è un progetto di Silvia Bisconti, di Belluno. Dopo aver studiato all’Istituto Marangoni, lavora per Romeo Gigli. Grazie a questa esperienza, può aprire uno studio di consulenze creative a Milano. Lavora per moltissimi marchi ed atelier del mondo della moda, sia in Italia che all’estero, svolgendo attività diverse tra loro. Dal 2000 è direttore creativo e stilista del marchio Malìparmi, che le permette di allargare i suoi orizzonti in quest’ambito. Nato nel 2009, Raptus&Rose si occupa di riutilizzare diversi tessuti (che Silvia colleziona) per creare capi su misura da donna, unici e assolutamente diversi tra loro. Per ogni abito, infatti, non esiste una replica uguale: i tessuti vengono comprati nel metraggio utile per fare un solo abito, e se anche due abiti hanno la gonna uguale, il corpetto avrà uno stile e un edge totalmente diverso. Le stoffe, provenienti da abiti vintage, ma anche dalla Turchia, dall’India e dai viaggi che ha compiuto, creano abiti facili da indossare anche a livello di comfort: Silvia pone una grandissima attenzione per la donna, alle loro esigenze, per questo crea dei capi che siano adatti alle moltissime attività che deve svolgere ogni giorno. I vestiti contengono un immaginario molto forte, ognuno racconta una storia diversa, attraverso i colori e i pattern che contiene.

 

Questi sono solo due esempi della moda creata da materiali di scarto e riciclo, reinventati e ripresentati in forme uniche e originali.

Il riutilizzo è il futuro della moda!

(Giada Pasqualetto)

Al video box_idee per Venezia2019_Mirella della Valle

Mirella Della Valle è responsabile delle attività culturali dell’area di Castelnuovo del Carso dell’Associazione Amici di Castelnuovo

Sicuramente i Beni culturali che lo Stato possiede non sono tutti nelle sue mani, molto è in mano ai privati e all’associazionismo che possono portare valore a costo zero.  La nostra area possiede storicamente tantissime testimonianze relative alla Grande Guerra, e molte ricchezze naturali e enogastonomiche e io sono qui per proporre l’ingresso delle mie zone nell’area di Venezia 2019.

È  importante che questa manifestazione non si riduca a un altro contenitore vuoto dove la gente viene a parlare e basta. Bisogna decidere.

(benedetta bruzzese)

 

 

Video box_idee per Venezia2019_Giustino Mori Fondazione Fabbri

Io nutro grandi speranze verso Venezia Capitale europea della cultura. Per il Nord est è un’occasione straordinaria di riannodare il rapporto tra Venezia e il suo entroterra, di ricreare quel rapporto simbiotico che c’era ai tempi della Serenissima. Una cosa simile  in chiave contemporanea significa sviluppare un’idea e un percorso per creare la città metropolitana, trasformare questo territorio, che  definisco di periferia diffusa, in una città metropolitana nella quale la messa a sistema dei vari servizi e la specializzazione delle varie città, può creare una notevole speranza di futuro di innovazione e di crescita.

(benedetta bruzzese)

Video box_idee per Venezia2019_Massimo Malvestio avvocato

Penso che Venezia 2019 sia anche un’occasione per ripensare il ruolo economico di Venezia. Se Venezia è diventata una capitale culturale è perché è stata soprattutto una capitale politica ed economica e c’è un po’ la tendenza di ridurla a parco giochi ma Venezia deve tornare a essere quel che era un tempo, non per nostalgia ma per adeguare la sua storia e la sua dimensione urbanistica e culturale a una dimensione economica che non può essere soltanto turistica. Il rifiorire della Turchia, l’entrata della Croazia nell’UE probabilmente poi anche della Serbia, stiano ricreando le condizioni per poter pensare che ci sarà in futuro anche spazio per una rinascita economica di Venezia, che potrà essere favorita anche dal fatto che la diffusione della rete e le tecnologie che si stanno affermando la liberanno dalle condizionamenti che ha avuto nell’ultimo secolo da quando si sono affermate le automobili e ne hanno determinato la decadenza per certi profili, o comunque hanno fatto venir meno la competitività di alcuni ruoli svolti da Venezia.

Un territorio si afferma su un altro anche per condizioni che prescindono la mera convenienza economica.

Venezia in futuro potrebbe avere un ruolo, bisogna però ripensarci, investirci e trovare persone in grado di supportarla  in questo ruolo.

La manifestazione va bene, va bene tutto quello che crea interesse su Venezia e che non faccia considerare Venezia una piccola Disneyland, ma un punto di riferimento in un territorio importante che è il Veneto.

È bene che si torni a parlare di Venezia in un’altra maniera. Il titolo dell’iniziativa parla di Le Venezie, che rimanda un po’ ai tempi del fascismo quando c’erano la Venezia Ugana, la Venezia Giulia e la Venezia Tridentina, e che è la vera rappresentazione del territorio di riferimento di Venezia. Ma il territorio deve diventare tutto il mediterraneo con un riferimento a tutte le città del Nord Europa.

(benedetta bruzzese)

Video box_idee per Venezia2019_Matteo Righetto scrittore

Io credo che questo territorio e Le Venezie in particolare abbiano davvero una grande opportunità, che è quella di ritornare ad essere con le competenze e con lo sviluppo, il motore, quello che una volta si diceva la locomotiva di tutto il paese. Venezia 2019 partendo dalla cultura potrebbe rivelarsi un’opportunità importantissima per tutto il paese e per il territorio, che negli ultimi anni ha inevitabilmente perso qualche colpo.  La Cultura può essere il volano per una ripartenza e una riscoperta delle grandi competenze che questo territorio ha sempre offerto e continuerà ad offrire in futuro.

La manifestazione mi sembra un’ottima esperienza e mi pare di capire guardandomi attorno e riscontrando l’entusiasmo, che sia riuscitissima, ho visto un afflusso importante,  quindi bene, montiamo in sella e partiamo perché possiamo farcela!

(benedetta bruzzese)

 

Al video box_idee per Venezia2019_Cristina Bedin designer

Cristina Bedin è designer responsabile progetto “¿Do you Bead?”

“¿Do you Bead?” è un progetto di rilancio  storico e culturale delle perle di vetro veneziane. Ne fanno parte aziende che hanno un background di un secolo e anche oltre, di produzione di questo antico manufatto. Per quanto riguarda la mia particolare esperienza le due parole vincenti in questi ultimi dieci anni sono aggregazione, cioè squadra, rete, e progettualità. Il mio gruppo di lavoro si sta muovendo in entrambe le direzioni, coniugando qualità e compattezza. Con orgoglio posso dire che siamo tra i primi ad aver celebrato il matrimonio tra Murano e Venezia, un’unione che suscitava non poca diffidenza. Ci siamo aggregati anche a designer provenienti dall’estero: dalla Francia e dalla Germania.

Ritengo che si dovrebbe generare una rete globale:  a livello cittadino tra tutte le persone che producono arte e cultura unitamente a presenze provenienti dall’estero.

Perché Venezia abbia una progettualità adatta a proporsi come Capitale della Cultura, bisogna recuperare degli spazi, che io chiamerei “Spazi dell’arte e della cultura”, che non mancano in questa città, ma che sono sfruttati in modo solo parziale. Un’idea potrebbe essere aprire le porte della Biennale tutto l’anno e a rotazione dedicare gli spazi agli artisti provenienti dall’estero ma anche a quelli che operano già sul territorio veneziano, che a volte sono trascurati.

L’internazionalizzazione è l’unica via. Il matrimonio tra Venezia e Murano di cui parlavo in maniera scherzosa dovrebbe essere un matrimonio più esteso, con l’estero, con l’intromissione di nuove culture e  nuove idee. Bisognerebbe creare un vero “crogiolo” dove poter sviluppare nuove forme di progettualità di design, di arte e di cultura.

Questa manifestazione è un’ottima piattaforma di lancio,  è importante per attirare l’attenzione dei media,  che si sa sono la via più facile per promuove il prodotto, che in questo caso è il prodotto-Venezia.

(benedetta bruzzese)

Al video box_idee per Venezia_Erika Faresin di LaborEtica

Come persone che si trovano a vivere un’esperienza come quella dell’associazione LaborETICA, crediamo che Venezia capitale della Cultura sia un’ottima occasione per ripensare e ridisegnare il futuro del nostro territorio su nuovi principi e nuovi valori che vadano a coinvolgere le parti buone della società: le parti creative e soprattutto le parti responsabili della società stessa. C’è bisogno di ripensare il modo di vivere del territorio.

È necessario focalizzarsi sul progetto culturale alla base di questa candidatura, va benissimo coinvolgere aziende, enti e istituzioni e chi più ne ha, più ne metta, ma bisogna fare effettivamente un lavoro sul progetto culturale, credo che qui venga un grosso nodo al pettine che è come progettare: chi mette le idee? Bisogna coinvolgere non soltanto i rappresentati istituzionali, ma anche le veri menti creative di questo territorio, che sono l’elemento fondamentale da mettere in gioco

Una cosa che mi ha colpito molto di questa manifestazione è stata l’affluenza delle persone negli incontri organizzati, e il fatto che  differenza di altri eventi di questo tipo,in cui si predilige l’esperienza di espositori, o addetti ai lavori, qui c’è un’attenzione al confronto che è importante. Ancora, mi ha colpito, se devo essere sincera, che chi viene ad assistere alle conferenze  resta fino alla fine, in manifestazione di questo tipo solitamente si assiste ad una grande affluenza iniziale seguita da una fuga generale nel corso della conferenza. Ci sono persone veramente interessate agli argomenti, non vengono per far presenza, ne sentono la necessità, ci credono.

(benedetta bruzzese)

Al video box_idee per Venezia 2019_Andrea Gava imprenditore e sindaco

Lanciare un progetto di candidatura di Venezia e quindi del Nord Est quale Capitale europea della cultura può essere motivo per rilanciare l’intero territorio e proiettarsi verso il futuro. Siamo in un momento di grandi cambiamenti, che inducono alla paura, ma non abbiamo motivo di temere, possediamo radici solide, dobbiamo solo ritrovare il percorso che abbiamo un po’ smarrito nell’ultimo periodo.

Abbiamo le menti e le potenzialità per andare incontro a un futuro roseo per le nostre aree. Abbiamo l’arte, abbiamo la cultura, abbiamo tutti gli ingredienti per poter ridare lustro al Nord Est e all’intero paese.  Dobbiamo riuscire ad accogliere sotto questo progetto tutti i vari attori che compongono la società, bisogna che anche la politica, di cui io faccio in qualche modo parte, rivesta nuovamente il suo ruolo di illuminatore, di catalizzatore delle attenzioni e sappia indirizzare la società verso un buon futuro . Una classe politica rigenerata e una società che sappia cogliere la sfida, sono fondamentali per cambiare il modo di agire. Ci deve essere una cambiamento  profondo. Continuando a fare ciò che facevamo ieri le cose non possono cambiare.

Questa manifestazione è un’esperienza molto positiva si respira un clima di fiducia, di innovazione, di voglia di guardare al futuro di nuovo con entusiasmo.

(benedetta bruzzese)

Turismo 2.0

Si discute delle nuove dimensioni del turismo a Venezia 2019 – Salone europeo della cultura. All’incontro Giulia Pozzobon, project manager e content editor di Log 607, Riccardo Hofmann, concept e public relations di Ubisoft, Piero Muscarà, amministratore delegato e co-fondatore di Arte.it ed Adriano Venturini, managing director ectrl solutions. Moderatore Valeria Minghetti, ricercatore senior del CISET-Centro Internazionale di Studi sull’Economia, Università Ca’ Foscari.

Tema: le nuove possibilità offerte dalle tecnologie al turismo. Nuovi modi per visitare città e viaggiare possono essere il volano di un maggior interesse e di un ritrovato fascino anche di località meno famose. Proprio per questo è importante, anche nel settore della cultura, stare al passo con i tempi.

Della necessità di questa innovazione, si fa portavoce Piero Muscarà che ricorda come l’Italia abbia uno dei maggiori patrimoni culturali ma non sia sufficientemente in grado di comunicarlo e promuoverlo.

«Arte.it – racconta in merito alla sua esperienza – ha già censito 10mila eventi e li ha messe al centro di un’offerta ad ampio respiro che comprende calendari, database, notiziari ed altri servizi. Ad esempio, stiamo ultimando una mappa di Caravaggio in Italia. Ciò si colloca in un più grande tentativo di far emergere i legami tra le varie opere del nostro territorio».

Dello stesso avviso anche Adriano Venturini, che con Ectrl solutions sta tentando di mappare gli eventi e le opere culturali per facilitare il turista nella creazione del proprio itinerario.

Ulteriori nuovi modi di applicare tecnologia al turismo emergono dai due contributi successivi. Giulia Pozzobon racconta di come Log607 abbia puntato sulla storia ed il gioco per rendere più interessante la visita di una città o per svagarsi imparando. Il concetto è quello di un libro-game, integrato con un server consultabile attraverso sms, a cui si debba giocare in città, e che imponga di girare ed osservare alle migliori opere della città per proseguire nel gioco.

Ubisoft invece ha puntato sul product placement, ambientando il popolare video-game Assassin’s creed tra Venezia, Roma e Firenze e replicando anche nel gioco le opere d’arte presenti in quelle città.

«Il videogame – osserva Riccardo Hofmann –nasce come una tecnica ma può diventare un’opera d’arte esso stesso, esattamente come cinema e fotografia. Esso, infatti, è un mezzo; i contenuti li mettiamo noi».

(andrea bonacini)